Il deterioramento dell’attenzione in età adulta
Molto spesso, si sente parlare del deterioramento della memoria con l’avanzare dell’età e di quelle forme di demenza, come la demenza di Alzheimer, che proprio insorgono con un deficit di questa funzione. Meno frequentemente, invece, si parla dei deficit di attenzione in età adulta e geriatrica ed è per questo che mi preme sensibilizzare su queste difficoltà. Di fatto, esistono alcune forme di demenza, come la Demenza a corpi di Lewy, che possono determinare precocemente fluttuazioni e carenze attentive.
Inoltre, gli studi suggeriscono che con l’invecchiamento vi possa essere in ogni caso un naturale deterioramento delle capacità attentive. In particolare, le abilità maggiormente coinvolte nel declino sembrerebbero riguardare:
- lo span attentivo (l’ammontare di tempo nel quale una persona
può restare concentrata e non distrarsi – esso si riduce con l’età); - l‘attenzione selettiva (cioè la capacità di focalizzarsi su un solo stimolo sensoriale, come una voce, ignorando tutti gli altri stimoli che possono essere distraenti) con conseguente distraibilità;
- lo shift attentivo (la capacità di spostare rapidamente la propria attenzione da uno stimolo ad un altro).
Le carenze attentive possono avere significative ricadute sulla qualità di vita di una persona che, ad esempio, può non riuscire a portare a termine attività della vita quotidiana per la sua distrabilità; oppure potrebbe non “ricordarsi” dove ha messo qualcosa non necessariamente per un peggioramento della sua memoria, ma perché non ha prestato attenzione a dove ha messo l’oggetto, compiendo azioni in modo distratto.
Ecco, allora, alcuni suggerimenti per il potenziamento ed il mantenimento dell’attenzione in età adulta:
- limitare le distrazioni esterne (rumori di fondo, stimoli visivi come la TV…) mentre si sta svolgendo un’attività impegnativa;
- limitare le distrazioni mentali durante le attività della vita quotidiana: concentrarsi sul “qui e ora”, annotarsi su un foglio i pensieri distraenti e riconsiderarli solo in un momento a loro dedicato;
- le attività che ci impegnano maggiormente (fisicamente e/o mentalmente) dovrebbero essere intervallate da piccole pause;
- assumere dosi basse o moderate di caffeina può migliorare la vigilanza, l’allerta, i tempi di reazione e l’attenzione;
- cibo, riposo ed esercizio (fisico e mentale) regolari giocano un ruolo chiave nel mantenimento dell’attenzione;
- gli studi attuali sull’uso di integratori (quali zinco, vitamine o ginseng) affermano che potenzialmente essi potrebbero incrementare i livelli di attenzione sostenuta nel tempo, ma il risultato non è ancora chiaro e definitivo;
- è utile affidarsi a figure specializzate nella riabilitazione cognitiva (ad esempio,
neuropsicologi, terapisti occupazionali o logopedisti) al fine di potenziare l’attenzione con training mirati.
Fonti:
- Commodari, Guarnera, Attention and aging, 2013, Aging Clinical and experimental research;
- Einöther, Giesbrecht, Caffeine as an attention enhancer: reviewing existing assumptions, 2013, Psychopharmacology;
- Lee, Park, Lim, Clinical effects of korean red ginseng on attention deficit hyperactivity disorder in children: an observational study, 2011, J. Ginseng Research;
- Rucklidge, Frampton, Gorman and Boggis, Vitamin–mineral treatment of attention-deficit hyperactivity disorder in adults: double-blind randomised placebo-controlled trial, 2014, The British Journal of Psychiatry.